Una
circostanza del tutto inedita è emersa in queste ore a proposito del tema
trattato dall’artista Jago a Napoli, con
l’installazione, in Piazza del Plebiscito, del suo bambino con catena.
In seguito
ad una ricerca sono venuto a conoscenza, che lo scultore Antonio Carotenuto di
Boscoreale, presente nella collettiva OrtoArte da me curata all’Orto Botanico
della Reggia di Portici, e che dedica da
anni la sua attenzione a vari temi aventi al centro l’uomo e il suo
peregrinare, sin dalla fine 2018 era impegnato in una ricerca di cui la foto dx
è testimonianza, avente come tema la nascita interrotta, troncata, di feti allo
stato embrionale.
Infatti
l’opera “ Mi sono perso per strada “ in pietra lavica del Vesuvio dei primi
mesi del 2019, poi postata ad Agosto dello stesso anno su FB, attesta proprio
questa circostanza, supportata anche dalla pubblicazione di un volumetto dal
titolo “ Stradafacendo “.
Sconvolge la cruda realtà fenomenica del suo feto abortito, nella materica e ruvida concretezza della pietra, calcificato nelle ceneri eruttive ricorda, per certi versi, i corpi rinvenuti a Pompei ed Ercolano.
Per il critico quale io sono, si tratta di prendere atto di entrambe le direzioni di ricerca; da un lato abbiamo il giovane artista Jago, da tempo alle prese con icastiche figure scultoree, ma che in questa circostanza specifica sembra aver optato per lo scoop, con una abile campagna mediatica a sorpresa, senza nulla togliere alle sue capacità che ha mostrato con altre opere, di possedere.
Dall’altra parte lo scultore vesuviano, che
appartato e silente sotto cenere di brace covava la sua ricerca, e che proprio
l’installazione di Jago e il dibattito innescato, ha portato alla
luce
Poi la polemica sul valore presunto del bambino incatenato a suon di milioni di euro, corrotta sostanza che non c'entra nulla con l'arte e la ricerca, che tenta in ogni modo, specie in questo momento storico, dove la vita umana a causa di pandemie e pestilenze, vale ben poco, di alimentare artificiosamente.
Il frutto marcio del capitalismo morente.