Sulla rotta non priva di burrasche, Catania- Etna –
Somma Vesuviana - Vesuvio, con il Patrocinio delle Accademie di Belle Arti di
Catania e di Napoli, si è aperta al pubblico da sabato 24 Marzo alla room gallery
o’ Vascio ( Via Nuova, 1 Somma
Vesuviana, Galleria indipendente di arte contemporanea gestita dal Collettivo
Summa ) - la collettiva di artisti etnei
dal titolo “ Posterità pezzi della storia e della cultura “ con le opere di
Carmen Cardillo/Natale Platania/Giovanna Vinciguerra/ Nicola Zappalà – e come
viatico un testo di Corrado
Peligra.
Ampio articolato panorama linguistico presente e in
divenire, con le sue accattivanti offerte visive, che tocco in questa occasione
sui passi dei poeti soltanto marginalmente, riservandomi in futuro una più approfondita
analisi, a partire dal lavoro di Carmen
Cardillo, giovane fotografa che dialoga con le sfaccettature dell’immagine
estrapolate da elaborati procedimenti digitali, che assemblano il visivo
figurale in una cornice di tagli ed estrapolazioni che farebbero pensare a
procedimenti sperimentali cari al post-cubismo ma anche alla vena carsica
surreale.
La giovane artista, consapevole delle innumerevoli
potenzialità che offre il digitale, si avventura e procede, al di fuori di ogni
schema di realtà per favorire il suo incontro ( automatismi ) con l’ampio e
recondito inesplorato dominio delle virtualità dell’immagine, che gli consente,
infine di approfondire il suo racconto emozionale con la sua immagine, sulle
orme di E. Jabès, il quale affermava “ Io cerco un uomo/ che non è mai stato
tanto me stesso / da come quando lo cerco / “
Natale Platania nuota nel sommerso dell’immagine per
rinvenire grafie seppellite, mentre da lontano con incessante riverbero
concettuale, alla memoria un legno
riaccende e dischiude stagioni della propria esistenza, sulle note di R. Char – “ E’ l’ora che le finestre
s’involano dalle case per accendersi in capo al mondo dove il nostro mondo
spunterà “.
Giovanna Vinciguerra per l’estraniamento e il senso
di lontananza che contraddistinguono i lavori presentati, dove da una fotografia a un disegno a
matita si determinano corti circuiti
linguistici per l’effetto spostamento, e ulteriore immersione dell’immagine
nella patina del tempo, costruisce un sofisticato meccanismo della visione, che
apre – “ Agli abbagli che squillano dai vetri. Squadra un riflesso alla
tovaglia l’ombra “ ( G. Ungaretti ).
Profondo e calato nella storia e nella letteratura,
il lavoro di Nicola Zappalà, con due lavori acuti e tenebrosi, che aprono a
smarrimenti e smottamenti, ferite e perdite nel vasto mare dell’accaduto – “
Cero accanto a cero, barlume a barlume, luce accanto a luce. E, frammezzo,
codesto : un occhio spaiato e serrato, orlando di ciglia l’ora tarda che scese
senza esser la sera “ – ( P. Celan ).