" Se vuoi la pace, prepara la guerra ", parole di Carl Clausewitz, generale prussiano e stratega militare autore dell'opera Della Guerra.
Con queste parole, riferendomi alla mostra in corso di Elio Alfano ( allievo all'Accademia di Belle Arti di Napoli, dei maestri Ziveri e Capogrossi ) a Marigliano, al Centro Polifunzionale, dal titolo - SUSSURRIEGRIDA - visibile dal 16 al 31 Marzo, indico lo stato belligerante del colore e della materia presente nelle opere dell'artsta, che dagli anni ottanta, percorre con radicata convinzione le rotte dell'espressionismo europeo.
Al cospetto di queste opere ( datazioni a partire dagli anni novanta, fino alle più recenti ) non si puo non rilevare la fede assoluta che l'artista ripone nel gesto e nel colore materico ( alcune opere ottengono questo risultato con l'utilizzo di lacerti di tela imbevute di colla, a suggerire l'estroflessione della materia ) unico tramite per dire della sua implacabile urgenza emotiva che trova luce nella realizzazione di opere drammatiche e allucinate.
L'impianto figurativo tra alterazioni di stato e surreali atmosfere venienti forse da una alterata percezione della realtà, connota in senso fortemente esistenziale queste opere, che esprimono lo stato d'animo dell'artista connotato apparentemente da serenità e bonomia, quanto pronto a far esplodere incendiarie visioni pulsanti di colori e materie.
Giorgio Cortenova, storico e critico, direttore di Palazzo Forti a Verona, affermava, in riferimento a queste aree di ricerca a cui certamente va ascritto Alfano, che " l'arte è ferita, se non è ferita non è arte " - confermando in questo senso quanto da me rilevato.
Sussurriegrida è rassegna a cui occorre accostarsi con cautela, penetrando visivamente nel mondo fremente dell'artista, che scava impietoso la materia in subbuglio, e nello stesso tempo, come si evince dall'ultimo suo ciclo contraddistinto dalla scelta dell'uso del bianco di biacca e del nero (figure con cani ringhianti ) teso ad azzerare le tortuose atmosfere precedenti per procedere svelando, altre scenografie del visibile, dove unici protagonisti restano l'uomo e l'animale, la presenza e la fuga, la scena del rischio e l'insensatezza del vivere odierno nel deserto dei valori attuali, a cui Alfano sembra ribellarsi con tutte le sue forze.
E tuttavia la ricerca, come sottolineano le parole di E. Jabès - " Io sono alla ricerca / di un uomo che non conosco / che non è mai stato tanto me stesso / come da quando lo cerco " non ha mai fine fintanto che non si sveli se stesso.