Domani sera dalle ore 19, al Borgo Casamale, l'antico quartiere medievale del paese vesuviano, sarà inaugurata la mostra SEMI TERRENA, dell'artista Mary Pappalardo presso O' Vascio, la galleria nuova realtà culturale, che intende interagire con giovan artisti visivi, poeti e ricercatori della parola, per la rinascita e la valorizzazione del quartiere.
E sia natura
Questi lavori di Mary
Pappalardo riuniti sotto il titolo SEMI-TERRENO, provengono da terre conosciute
e amate; l’artista non ha mai interrotto, pur vivendo e svolgendo la sua
pratica artistica e professionale altrove – il profondo legame emozionale che
la lega attraverso il genius loci, alla terra natia – l’agro di Somma Vesuviana
– che riverbera luci e colori riflessi dalla materia terragna di origina lavica e vulcanica.
E’
terra questa che non acquieta, ma sobilla.
Nella pittura e nelle
tecniche miste, i segni riposano ( mentre evocano ) nella materia,
intrattengono una particolare relazione con la natura ( nelle terrecotte ancora
più evidente ) di colori agiti come bava di lumaca, espressi dall’oro e dal blu
cobalto, luminescenti, vivificanti.
E’ una chiamata in
causa che la giovane artista attendeva da tempo ( i semi concettuali erano già
apparsi nel ciclo Il giardino extraterreno ) – ora SEMI-TERRENO raccoglie e
risponde segretamente alle altre voci della natura, perché il dialogo muto
corpo-mondo ( esseri verticali ) continua, e le magnifiche cartografie che si
sviluppano per cerchi concentrici ora registrano una nascita: semi e noccioli,
nuove vite necessarie sulla terra arsa dal fuoco.
L’uomo non è stato
campione di saggezza, pensa l’artista, ha reciso le radici della natura
rigogliosa per profitto vile, e al posto della piantumazione, ha preferito
sotterrare.
Ora non resta che
seguire il filo rosso tracciato dall’artista nel dedalo dei decumani del Borgo
Casamale, lì dove nasce la storia antica di Somma, lì dove le fiammelle
esoteriche, accese nel cavo delle zucche dialogano con il ciclo delle stagioni
( raccolto, penuria ) della Festa delle Lucerne, a cui certamente Mary
Pappalardo non ha fatto mancare mai il suo segno.
Impresso nei
sampietrini, calpestato e scolorito dalla pioggia, il colore colato a chiudere
le ferite della terra resiste senza posa, viatico per uscire dal labirinto,
piccola luce per abbracciare i luoghi natii.
<< Come potrebbe tornare a essere bella,
scomparso l’uomo, la terra >> recita Caproni, perentorio mentre cova la
speranza di un nuovo inizio, perché << L’amore finisce dove finisce
l’erba e l’acqua muore >> Dove sparendo la foresta e l’aria verde, chi
resta sospira nel sempre più vasto paese guasto >>.