Domenica 7 Dicembre alle ore 18.30 si è inaugurata al FRAC di Baronissi (SA) la mostra antologica dal titolo “ Ugo Marano, Sculture, Mosaici, Ceramiche, Disegni, Dipinti, Performances,
1965/2011 “ curata da Massimo Bignardi, che ha intrattenuto con l'artista scomparso nel 2011, un lungo sodalizio critico e amicale, profondo e duraturo.
Una rassegna magnifica, eccellente nei suoi esiti propositivi e nell'allestimento, che ha invaso le sale del museo fino alle antiche cisterne, con regia accorta e amorevole, di cui si sentiva la necessità per abbracciare nella pienezza della visione, l'ampio e articolato lavoro del Maestro salernitano, occasione propizia anche per le nuove generazioni di artisti e di giovani fruitori, che potranno giovarsi di una esperienza profonda e sensoriale, accostandosi all'opera di Ugo Marano.
In ogni sala i ricordi ti inseguivano ed erano tanti, sembrava di vederlo apparire all'improvviso l'eclettico maestro delle forme primordiali, che ha dedicato tutta l'esistenza alla sua ricerca inesausta, sempre viva sotto cenere di brace.
Dai dipinti figurativi degli anni 60, ai mosaici raffinati e sacrali, alle sculture in ferro, essenziali e vibranti di movimento nello spazio, ai grandi piatti di ceramica, accostati e ricuciti con filo di ferro, come un tempo non troppo lontano facevano antichi artigiani che giravano per cortili e paesi, prestando la loro opera al servizio di famiglie per riparare le stoviglie lacerate.
Sensibile e inquieto, Ugo Marano è figura di rara forza e rigore espressivo, con i piedi poggiati fermamente sul suolo della sua terra d'origine, ha scrutato il cielo e l'azzurro del mare.
Segni incisi nel colore e nel fuoco, e testimonianze del suo fertile lavoro immaginativo nella mostra sono in ogni dove, frutti maturi che stordiscono con il loro profumo, così è questo percorso dedicato ad un artista che ha toccato nel suo operare le metodologie espressive della scultura, della pittura, del disegno, del design, del mosaico moderno, della ceramica ( di cui come pochi ha carpito l'essenza e lo spirito segreto ) lasciandola vibrare in eterno, perchè come annotava E. Chillida “ ogni materia ha la sua voce, basta saperla ascoltare “ e così ha fatto l'artista salernitano.
Colpisce riflettendo sulla vicenda creativa di Marano, la leggerezza e la grazia poetica che accompagna ogni suo gesto creativo ( una musica silente ) - mai irruento, ma sempre in sintonia con le voci del creato, l'artista ha piede leggero e mani prensili, non calpesta, ma attraversa, non ordisce ma disvela, accompagna il suo inno alla vita delle stagioni e della natura, interpretando i segni primordiali impressi come sigillo nelle cose, che l'occhio scruta avido di luce e di pienezza.
A sostegno della mostra antologica un catalogo prezioso, edito dalle Edizioni Gutemberg, recante scritti del curatore Massimo Bignardi, e testimonianze significative di protagonisti quali Filiberto
Menna, Gillo Dorfles, Enrico Crispolti ( testimone oculare delle vicende artistiche degli anni settanta che videro Ugo Marano in prima fila ) Rino Mele, Raffaele D'Andria, Pasquale Persico, fino ai giovani studiosi Vanessa Maggi e Pasquale Ruocco.