Natura Reale
Tra natura e ambiente si alimenta
e vive da sempre il gesto artistico e visivo di Felix Policastro, che nato a
Ciudad Bolivar, in Venezuela, ha riportato al suo rientro a Saviano, un corredo
di segni e di memorie ancestrali verdi di linfe pulsanti, di acque tracimanti,
di luci aurorali fascinose e misteriche.
Di quegli anni trascorsi con la
sua famiglia in una terra dove le foreste e le acque dei grandi fiumi sono
l’elemento primario, come da noi in terra vesuviana lo sono i lapilli e le
ceneri infuocate, i colori minerali, la pietra lavica, e la presenza cupa del
Vesuvio, Felix ha conservato intatte le
immagini, che lo hanno formato per sempre.



Per sempre, perché la natura è reale, e l’uomo è una sua estensione.
Dalla prima mostra – Pluvia - ( 1990 ) presso il Consolato del Venezuela a
Napoli, sintesi di pioggia e di linfe vitali su grandi foglie di un verde
incancellabile dalla memoria, è tutto un susseguirsi di fremiti vitali, di
pulsioni notturnali, finchè arriva l’uomo, che egli vede monco, mutilato,
oppure come nell’installazione realizzata a Sermoneta ( Latina ) nel 1999,
acqua all’interno di un corpo senza braccia, che scorre in un incavo e che
purifica l’anima.
Ma i luoghi, centri storici o
realtà urbane, diventano ben presto la sua cupa ossessione, che lo spingerà in
breve tempo a farsi promotore di numerose iniziative rivolte a rinnovare, con
il segno visivo e la voce dei materiali; cartapesta, rame, ferro, bronzo, il
vissuto giornaliero e la vita delle comunità alle prese per la prima volta, con
obelischi estranei al loro immaginario.
Nasce così Arte Fuori, fuori dal chiuso, dal silenzio, una
semina continua del contagio dell’arte, che tenta di passare a fatica anche
attraverso la scuola, per giungere infine ad impossessarsi di alcune piazze di
Saviano, dove con la collaborazione del Comune, alcuni artisti contemporanei,
getteranno i semi e le basi, collocando loro opere, alla posa della prima
pietra per un museo di Arte Contemporanea a Cielo Aperto.
A cielo aperto infatti vivono la
gran parte delle sue opere, molte delle quali nate per dialogare con lo stato
dei luoghi, delle loro radici piantate nel cuore della terra, non importa dove,
sia esso l’antro di un vecchio campanile in disuso, oppure una chiesa
sconsacrata, c’è sempre posto per una azione che ci ricollega ai luoghi natii,
dove la memoria persiste e ferisce.
“ Là dove io passo, non c’è un
passaggio “ - Felix fa sua l’espressione di E. Jabès, che
allude ad una porta immaginaria che lui solo conosce, che lui solo può aprire,
e che di fatto apre ogni qualvolta lascia che i suoi segni, le sue corde
attorcigliate ad alberi di alto fusto, a palme svettanti, disegnino nell’aria
architetture alchemiche, disseminate di sabbie rosse.
E’ già da tempo che molta arte
contemporanea si realizza e si installa in spazi aperti carichi di memorie,
come accade per Natura Reale, (Maggio 2005) azione visiva di Felix Policastro
all’interno di un Chiostro ad Ottaviano, edificio storico che è stato nel
passato convento di frati e poi Liceo, visitato dal poeta Giacomo Leopardi durante
il suo soggiorno napoletano.
Durante la sua azione, volta ad
interagire con lo spazio architettonico, egli colora di sabbie rosse la base di
alcune palme secolari, e disegna di bianco intorno al vecchio pozzo al centro
del chiostro, i suoi inconfondibili animali che si rincorrono, determinando una
visione fortemente alchemica e liberatoria.
Poi, dell’altra sabbia rossa, viene raccolta e
posta all’interno di sagome metalliche ferrose.
Il contatto con il pubblico
presente è immediato e forte, di intensa coralità, e sprigiona forze
sotterranee come magma infuocato.
Il dominio dello sguardo si è
posato sulle pietre, sul loro linguaggio muto, sugli alberi di alto fusto e ha
riletto una storia.
Lavoro che trova aderenza nella
citazione “ Troverai più nei boschi che nei libri. Gli alberi e le rocce
t’insegneranno le cose che nessun maestro ti dirà “ ( B. da Chiaravalle, XII
secolo ).
Memorie soggiacenti, certo, ma che
in qualche modo rivivono e richiamano le cose dal fondo del loro silenzio
obliòso, per rimetterle in gioco e di nuovo in circolo tra noi.
Dalla unione di passato e
presente si realizza la collisione dell’arte, perché se la realtà si sottrae
allo sguardo totale, l’artista d’azione ne ricompone i frantumi con il
vitalismo della propria gestualità, e allora anche i luoghi in cui abitualmente
viviamo subiscono una torsione di senso, che ci consente di cogliere,
finalmente, le sottil analogie che legano le cose intorno a noi.