
La tragedia di Barletta riporta alla luce il sommerso del lavoro nero occultato in luoghi fatiscenti e nascosti alla vista. Nessuno deve vedere, anche se tutti sanno, perchè la vista ferisce, trafigge.
Ma non è una tragedia, ma morti annunciate, messe in conto.
Luoghi malsani, senza luce e aria, dove le voci della vita arrivano dalla strada, dove la radio accompagna con le canzoni di Tiziano Ferro e Gigi D'Alessio le interminabili ore lavorative delle donne che strappano con i denti i pochi euro giornalieri.
La televisione in questi anni ci ha mostrato molte crude immagini di immigrati cinesi rinchiusi come topi in gabbia in laboratori-lager sparsi dappertutto nel nostro Bel Paese, sfruttati dai loro stessi connazionali con l'avallo delle loro mafie, ora invece le immagini di Barletta ci mostrano le donne del Sud, le ragazze fiere e dignitose del meridione d'Italia che non sanno stare e non possono stare con le mani in mano, trattate, da un mercato del lavoro che negli ultimi trent'anni è stato lasciato marcire dalle forze politiche nel buio e nel silenzio-assenso, come gli immigrati cinesi.
Come non vorremmo che nessuno sia trattato. Il Sud ( ma anche molte altre regioni d'Italia, e sarebbe ora di un censimento ) è pieno e zeppo di queste fabbrichette fantasma, che nessuno conosce bene ma che prosperano nell'illegalità, confezionando tute, camice, pantaloni, vestiti femminili, maglioni - da San Giuseppe Vesuviano, Terzigno, Arzano, Casoria, tutto l'intherland di Napoli nord, magistralmente descritto da Roberto Saviano, pullula di scantinati fatiscenti dove si ammazza la dignità degli esseri umani, cinesi o di altre razze, oppure come ora italiani, il dolore e lo sgomento non ci abbandona.
Come ha sottolineato oggi su Repubblica il Sociologo Luciano Gallino, " una intera generazione oppressa dalla precarietà lavora quando può, quando riesce a trovare uno straccio di occupazione. Stiamo uccidendo in essa la speranza ".
Tra qualche giorno sarà il momento dei funerali, il momento del dolore vero, ma anche del dolore di facciata, perchè dopo poco, svoltato l'angolo si tornerà alla vita di sempre, nei bui sottoscala, di palazzi decrepiti, che prima o poi cadranno addosso ai loro occupanti.
Come è possibile si chiede ancora Gallino nel suo articolo, che " un paese in cui si vendono centinaia d migliaia di auto di lusso l'anno, in cui ci sono più negozi di moda che lampioni stradali, e milioni di famiglie hanno almeno due cellulari pro capite, permettere a sè stesso di lasciar morire sotto una casa malandata che crolla un gruppo di giovani donne che faticavano senza contratto per 4 euro l'ora?