
E' scomparso all'età di 93 anni il maestro Renato Barisani, punta di diamante della ricerca artistica napoletana, tra i fondatori negli anni cinquanta del Mac ( Movimento arte concreta ) insieme agli artisti De Fusco, Venditti, e Tatafiore.
Un periodo straordinario e fecondo che diede grande notorietà all'artista, soprattutto fuori dalla cinta muraria della città, che reagì male, alla prima mostra del gruppo nel' 52 alla Galleria Blu di Prussia, come ricordò lo stesso artista a Repubblica in una intervista nel 2004 - " Risate, polemiche, nessuno ci capiva nulla ".
Ancora lucidissimo e attento e molto impegnato in progetti e mostre, Barisani nel mese di Agosto era ad Ischia per curare gli ultimi preparativi di una esposizione alla Galleria Del Monte di Forio, centrata sulle relazioni tra musica jazz e pittura, che il destino ha voluto che il maestro non potesse inaugurare.
Quando si pensa alla potenza dell'investigazione artistica dei linguaggi, dalla scultura alla pittura, ai materiali polimaterici, al design, agli arazzi, ai mosaici, ai gioielli, non si puo immediatamente non pensare all'opera di questo straordinario ricercatore che ha sfidato il tempo e le correnti artistiche del novecento, per affermare il segno della sua prosperosa e rigorosa ricerca, che dopo innumerevoli attraversamenti dagli anni ottanta si era indirizzata verso " l'astrazione organica " , quel mondo infinito, senza confini apparenti, ma pur rigoroso nel suo interno, di geometrie e spazi investigati, dove il maestro collocava il suo estro magistrale.
Nel 1993 aveva ricevuto il prestigioso premio Pollock dalla Krassner Foundation, proprio per le caratteristiche sperimentali e polimateriche del suo agire, che lo aveva posto all'attenzione della prestigiosa istituzione d'oltreoceano.
Sperimentatore di tecniche e pratiche artistiche come pochissimi, capace di raggiungere esiti altissimi e felici nella scultura di grandi dimensioni, come in quella di ridotte dimensioni dei gioielli da indossare, raffinati manufatti, dove il design sposa la materia e la felice sensibilità dell'artista.
Tra le opere degli ultimi anni i mosaici mi attiravano in maniera furiosa, avrei voluto essere parte di quella materia, per condividere come le tessere, l'incastro in un nuovo progetto esistenziale.
Piccoli quadratini di materia e di luce, tracce di un possibile visivo che tra antico e contemporaneo dispiega una linea che nell'arte unifica, non divide, come ricordava il maestro scomparso - " l'arte è una e non dovrebbero esserci divisioni tra antico e contemporaneo ".
Lascia tracce copiose, le sue opere presenti in musei e fondazioni, dalla città di Napoli, ad altre in Italia e in Europa, sono il segno tangibile di una magnifica e possente personalità, coerente, amabile, disponibile al dialogo con i giovani con i quali a lungo aveva dialogato nei tanti anni di insegnamento, e sempre pronto ad essere punto di aggregazione per tanti artisti e critici che si ritrovavano, come chi scrive, intorno a situazioni o rassegne a cui non mancava di dare il suo sostegno e la sua adesione partecipativa, come faro di luce nelle tempeste a volte effimere della ricerca.