
Buone notizie per un vino dimenticato e seppellito tra i ricordi: ritorna in lizza tra i grandi bianchi vesuviani, il mitico vino catalanesca.
Da poco infatti, agricoltori, vignaioli, amatori, hanno vinta la loro battaglia con gli organi preposti, e potranno imbottigliare nel territorio dei comuni del Parco Nazionale Vesuvio, il vino di cui si era persa traccia negli anni, con la denominazoione "Catalanesca IGT Vesuvio ".
Perchè è intorno al Vulcano più famoso nel mondo che l'uva catalanesca, profumata, dolcissima, dalle grandi pigne, si coltiva con antica sapienza e con amore, anche se si faceva di tutto per farla dimenticare, per farla restare soltanto un ricordo.
Ricordo di mio padre, Salvatore, provetto agricoltore, che coltivava una bellissima vigna ai piedi del Monte Somma, che gli dava soddisfazione e guadagno, e tante lodi, dai fortunati acquirenti che compravano le bellissime uve per ricavarne un bianco inimitabile, frizzantino, pieno di sentori inebrianti, che più ne bevi e più ne vuoi.
E ricordi miei, bambino di dieci anni o giù di lì, intento a riempire le grandi sporte foderate di tela di sacco delle grandi bionde pigne.
Buonissima anche come uva da tavola, lasciata a lungo sulle viti ad appassire dolcemente, per poterla raccogliere tra Novembre e Dicembre, e rendere più lieti i giorni di festa.
E' tornato il vino catalanesca, chiamato finalmente con il suo vero nome, a scanso di ogni equivoco, e pronti a far festa, con il vino che ricorda il passato, il Vesuvio, le terre vulcaniche ricche di potassio, del rischio di catastrofi naturali, ma anche di amore e passione.
Storia di un territorio vulcanico, e di una produzione che nasce nel XV secolo, quando l’uva fu portata qui dalla Spagna - precisamente dalla Catalogna - da Alfonso d’Aragona e impiantata sulle pendici del Monte Somma, fra Somma Vesuviana e Terzigno.
Da poco infatti, agricoltori, vignaioli, amatori, hanno vinta la loro battaglia con gli organi preposti, e potranno imbottigliare nel territorio dei comuni del Parco Nazionale Vesuvio, il vino di cui si era persa traccia negli anni, con la denominazoione "Catalanesca IGT Vesuvio ".
Perchè è intorno al Vulcano più famoso nel mondo che l'uva catalanesca, profumata, dolcissima, dalle grandi pigne, si coltiva con antica sapienza e con amore, anche se si faceva di tutto per farla dimenticare, per farla restare soltanto un ricordo.
Ricordo di mio padre, Salvatore, provetto agricoltore, che coltivava una bellissima vigna ai piedi del Monte Somma, che gli dava soddisfazione e guadagno, e tante lodi, dai fortunati acquirenti che compravano le bellissime uve per ricavarne un bianco inimitabile, frizzantino, pieno di sentori inebrianti, che più ne bevi e più ne vuoi.
E ricordi miei, bambino di dieci anni o giù di lì, intento a riempire le grandi sporte foderate di tela di sacco delle grandi bionde pigne.
Buonissima anche come uva da tavola, lasciata a lungo sulle viti ad appassire dolcemente, per poterla raccogliere tra Novembre e Dicembre, e rendere più lieti i giorni di festa.
E' tornato il vino catalanesca, chiamato finalmente con il suo vero nome, a scanso di ogni equivoco, e pronti a far festa, con il vino che ricorda il passato, il Vesuvio, le terre vulcaniche ricche di potassio, del rischio di catastrofi naturali, ma anche di amore e passione.
Storia di un territorio vulcanico, e di una produzione che nasce nel XV secolo, quando l’uva fu portata qui dalla Spagna - precisamente dalla Catalogna - da Alfonso d’Aragona e impiantata sulle pendici del Monte Somma, fra Somma Vesuviana e Terzigno.