



Al Castello Aragonese di Ischia espone le sue originalissime creazioni scultoree l'artista leccese Daniele Papuli, da anni operativo a Milano, che ha scelto dalla metà degli anni novanta, dopo essersi formato all'Accademia di Brera, la carta come medium privilegiato per la sua investigazione creativa dei linguaggi del contemporaneo.
Ha partecipato a diversi workshop nazionali ed internazionali, dove ha appreso i metodi di fabbricazione della carta e soprattutto il processo di riciclo.
Si delineano così le collezioni Sibille, Soprani, Volumerie, Tattometrie.
La ricerca di Daniele Papuli, che ho conosciuto negli anni novanta in una collettiva di giovani artisti salentini, tocca vari piani e ha rapporti molto stretti con il design, con l'architettura d'inteni, con il sistema della moda; l'artista conserva nella sua formazione culturale i transiti culturali novecenteschi, ma il suo agire, il suo sentire, lo pongono in contatto diretto con le sperientazioni più ardite di questi ultimi anni, attivando sincretismi e ibridazioni attraverso la manipolazione " dell'umile carta " di cui ha scoperto alchimie antiche, rendendolo capace, non solo di fabbricarla, ma di modellarla, tagliarla, cucirla, farla rivivere in una nuova " aura " nello spazio circostante, allusivo e metaforico.
Tra tante ricerche attuali, spesso stancanti, questa del giovane Daniele Papuli, merita di essere segnalata con vigore, per la coerenza che in questi anni ha dimostrato, attraversando con il fuoco alle calcagna, le innumerevoli sperimentazioni che gli hanno consentito, come certamente questa mostra ischitana non mancherà di attestare, di collocarsi in una area di ricerca produttiva di nuovi approdi, con le aree di tangenza che la sua ricerca inevitabilmente spinge verso la creatività degli interni, in un dialogo serrato con il design, che non lede la forza e l'unicità delle sue creazioni oggettuali.