
E' stata inaugurata al Museo di Capodimonte di Napoli,la mostra fotografica dal titolo " Pani e Volti " del fotografo napoletano Antonio Biasiucci, curata da Angela Tecce.
Una ricerca serrata che accosta alchemicamente le forme dei pani a quelle dei volti, scolpite nel nero magmatico, riemersioni sensoriali, che l'occhio adegua ai suoi tempi percettivi.
Esponente di spicco della fotografia contemporanea, Biasiucci ha molto lavorato sui temi antropologici, analizzando e fissando con il suo obbiettivo, tanti volti presso l'Istituto di Antropologia di Napoli.
Attento da sempre ai luoghi e alle radici, alla cultura popolare e alla civiltà del mondo rurale, scandagliata come in " Vacche " di qualche anno fa, nella Sala delle Prigioni al Castel dell'Ovo, dove gli imponenti bovini, riemergevano da terra dove erano poste le fotografie nelle bacheche luninose delle installazioni, trascinati da coni di luce alchemiche, come ora, in Pani e Volti, ancora l'immagine si staglia come morsura, corpo plastico vagante nel nero che l'assedia.
Ricordi di tempi trascorsi scanditi con affetto e tremore, come annota lo stesso Biasiucci - " “Questi sono i pani che ho fotografato e mangiato tutti i giorni per un periodo della mia vita. Sono il ricordo di mia madre in vita, che il pane lo faceva da sempre. Sono la sintesi dei quattro elementi, la nascita, le cose del cosmo. Questi volti sono calchi di persone che ho conosciuto e amato grazie alla fotografia. Sono il riposo di mia madre, il mio viaggio in India. I migranti che si perdono nei nostri mari. I pani e i volti sono la vita che comprende la morte, la morte che comprende la vita”.
Una ricerca serrata che accosta alchemicamente le forme dei pani a quelle dei volti, scolpite nel nero magmatico, riemersioni sensoriali, che l'occhio adegua ai suoi tempi percettivi.
Esponente di spicco della fotografia contemporanea, Biasiucci ha molto lavorato sui temi antropologici, analizzando e fissando con il suo obbiettivo, tanti volti presso l'Istituto di Antropologia di Napoli.
Attento da sempre ai luoghi e alle radici, alla cultura popolare e alla civiltà del mondo rurale, scandagliata come in " Vacche " di qualche anno fa, nella Sala delle Prigioni al Castel dell'Ovo, dove gli imponenti bovini, riemergevano da terra dove erano poste le fotografie nelle bacheche luninose delle installazioni, trascinati da coni di luce alchemiche, come ora, in Pani e Volti, ancora l'immagine si staglia come morsura, corpo plastico vagante nel nero che l'assedia.
Ricordi di tempi trascorsi scanditi con affetto e tremore, come annota lo stesso Biasiucci - " “Questi sono i pani che ho fotografato e mangiato tutti i giorni per un periodo della mia vita. Sono il ricordo di mia madre in vita, che il pane lo faceva da sempre. Sono la sintesi dei quattro elementi, la nascita, le cose del cosmo. Questi volti sono calchi di persone che ho conosciuto e amato grazie alla fotografia. Sono il riposo di mia madre, il mio viaggio in India. I migranti che si perdono nei nostri mari. I pani e i volti sono la vita che comprende la morte, la morte che comprende la vita”.