
Caro Anno Nuovo, sei molto giovane, nato da poco, ma certo gia sai come vanno le cose; come sono andate quelle del precedente tuo gemello, e quelle che si annunciano.
Vorrei dirti qualcosa sul lavoro, un tema che certo gia conosci molto bene, che è vecchio come il mondo che abitiamo.
Qualcche tempo fa, quando sentivo parlare di questo argomento, e dello sgomento delle persone che si ritrovano per un motivo o per un altro senza lavoro, spinte sempre di più parossisticamente verso il vuoto e l'abbandono, restavo incredulo e interdetto; pur sforzandomi non riuscivo a capire bene cosa accadeva in quelle vite ed esistenze precarie, costrette a forza alle rinuncie e piano piano alla rinuncia della vita.
Forse perchè ( lo capisco solo oggi ) ero ben occupato.
La televisione e i giornali ogni giorno ci rammentano che sono pronti salire sulle gru, non solo operai di etnie diverse dalla nostra, e spesso " invisibili " nelle ditte o imprese dove lavorano, ma tanti altri come noi; spinti fuori dal sistema, rimessi via come ferri vecchi - anche il ceto intellettuale, insegnanti e ricercatori e altri di quella galassia, hanno trascorso e sicuramente ancora lo faranno notti in tende canadesi sui tetti delle Università.
Nel circolo o cerchio dell'esistenza, dalla nascita alla morte, l'uomo per forza, sempre, ha bisogno del lavoro, perchè con quello è come gli si ricordasse che sopravvive la dignità.
Senza alternative, essa muore lentamente con l'uomo.
Vorrei dirti qualcosa sul lavoro, un tema che certo gia conosci molto bene, che è vecchio come il mondo che abitiamo.
Qualcche tempo fa, quando sentivo parlare di questo argomento, e dello sgomento delle persone che si ritrovano per un motivo o per un altro senza lavoro, spinte sempre di più parossisticamente verso il vuoto e l'abbandono, restavo incredulo e interdetto; pur sforzandomi non riuscivo a capire bene cosa accadeva in quelle vite ed esistenze precarie, costrette a forza alle rinuncie e piano piano alla rinuncia della vita.
Forse perchè ( lo capisco solo oggi ) ero ben occupato.
La televisione e i giornali ogni giorno ci rammentano che sono pronti salire sulle gru, non solo operai di etnie diverse dalla nostra, e spesso " invisibili " nelle ditte o imprese dove lavorano, ma tanti altri come noi; spinti fuori dal sistema, rimessi via come ferri vecchi - anche il ceto intellettuale, insegnanti e ricercatori e altri di quella galassia, hanno trascorso e sicuramente ancora lo faranno notti in tende canadesi sui tetti delle Università.
Nel circolo o cerchio dell'esistenza, dalla nascita alla morte, l'uomo per forza, sempre, ha bisogno del lavoro, perchè con quello è come gli si ricordasse che sopravvive la dignità.
Senza alternative, essa muore lentamente con l'uomo.