
Domenica 7 Novembre ricorre l’anniversario della morte di Mimmo Beneventano, medico chirurgo e Consigliere Comunale di Ottaviano del PCI, poeta e difensore dei diritti dei più deboli, sempre disponibile a qualunque ora del giorno e della notte per chi avesse bisogno di lui.
Domani 6 Novembre, al Castello Mediceo di Ottaviano, a cura della Fondazione Polis, braccio operativo della Regione Campania sui temi della legalità e del ricordo delle vittime della camorra, della Fondazione Mimmo Beneventano, del Comune di Ottaviano, di Legambiente si terrà una significativa manifestazione, a cui parteciperanno magistrati, giornalisti, e lo scrittore Bruno Arpaia, autore della introduzione al libro di poesie di Mimmo, ripubblicato in occasione del trentennale.
Nelle prime ore del giorno 7 Novembre del 1980, mentre si accingeva a salire in macchina, Mimmo Beneventano fu colpito a morte da numerosi colpi di pistola.
L’intreccio perverso camorra e affarismo, non la diede per vinta al coraggioso consigliere comunale, che in quegli anni, difficili e sporchi di sangue, non cessò di far sentire la sua voce dai banchi dell’opposizione, smascherando magagne e loschi intrecci.
Diffusasi la notizia del vile assassinio, su Ottaviano calò una cappa di silenzio e di amarezza profonda; troppo forte lo sconcerto in chi aveva conosciuto Mimmo, i suoi ideali, il suo amore per la vita, la sua forte tempra di combattente irriducibile, che soltanto mani armate e tutt’ora sconosciute, potevano ridurre al silenzio, per non restare, tutti, me compreso, che scrivo queste note con dolore, riandando a quei giorni, esterrefatti e increduli.
Colpiti tutti.
Scene strazianti al funerale, che ho ancora davanti agli occhi, come immagini stampate per sempre; lacrime vere, dolore profondo, rabbia tanta, incontenibile, disperazione dei compagni di militanza politica che avevano perso per sempre, nella maniera peggiore, uno di loro, uno di noi.
Lo saluto con i versi della poetessa russa Anna Achmatova, tra le voci più significative del Novecento, e lei stessa combattente irriducibile e ostinata, che per diciassette mesi, nel 1938, si reca davanti al carcere per avere notizie del suo unico figlio, Lev – “ Io sono la vostra voce, il calore del vostro fiato, il riflesso del vostro volto, i vani palpiti di vane ali … fa lo stesso, sino alla fine io sto con voi “.