
L’Orco abitava vicino, molto vicino, quasi nella stessa casa dove viveva Sarah.
La conosceva da sempre, da quando era nata e, forse, aveva iniziato da allora, o da poco dopo ad appuntarle addosso gli occhi infami di brama.
Era lo zio, che quel pomeriggio aveva deciso di non farla andare al mare con la figlia, tirandola a forza nel garage della sua abitazione. E per Sarah non ci fu scampo.
Non centrava la comitiva di ragazzi più grandi, non centrava facebook, non centrava nessuno, e non era una fuga volontaria, era la fuga dalla vita per mano dello zio-Orco.
Questo dicono i fatti, orribili, ripetuti mille volte in un giorno al ritmo dei notiziari incalzanti; della brama insana di un vecchio zio, che non ha retto dopo lo squallido martirio a convivere con il peso insopportabile sulla coscienza, e allora ha fatto ritrovare una traccia, mentre mentiva, depistava, piangeva, negava.
In quel lembo di terra tarantina, in quel piccolo e minuto paese di Avetrana, dalle stradine tutte uguali, e dalle case bianche basse e assolate, dove i vecchi sostano fuori dall’uscio, oppure ai tavolini dei bar, e dove per ragazzi e adolescenti c’è il vuoto e niente di niente; lì si annidava allineato e coperto da una vita di fatica nei campi, l’insospettabile zio.
La madre di Sarah, dai rossi capelli, e dal viso scolpito nella fissità e nel silenzio gravido di presagi, forse, qualcosa temeva a portata di mano, quando invitava gli investigatori, a cercare dappertutto, a cercare vicino, a cercare dove nessuno vorrebbe cercare.
La cronaca del giorno dopo non trova facilmente le parole, fatica a scrivere questo testo per il blog, la finestra sul mondo che registra luci ed ombre, e i colori notturnali della disperazione calati come un macigno sulla vita di Avetrana.
Anche l’arte si interroga su queste vicende, da qualche mese al Museo Cam di Casoria, ha chiuso l’importante mostra dal titolo “ Wonderland “ che ha affrontato la tematica dell’abuso perpetrato ai danni dei minori, mettendo in campo l’azione performativa collettiva dal titolo “ Castra l’Orco “.
Una provocazione che prende spunto dalle proposte legislative, come la castrazione chimica, volta alla lotta dei crimini pedofili, per ribadire a gran voce che occorre fare di più, per impedire altre tragedie e altri infiniti abusi, spesso consumati dal vicino della porta accanto, sia esso stimato professionista in giacca e cravatta, che operaio, oppure agricoltore, dalle mani grandi e callose, nere di terra, come lo zio della povera Sarah, che quel giorno non era andato in campagna, perché il trattore non partiva.