
“ La pittura mi ha cambiato la vita “ così dice Gaspare Mutolo, esponente siciliano di Cosa Nostra e ergastolano per una miriade di omicidi, che afferma di aver incontrato in carcere per la prima volta colori e tele, su cui ha dipinto case di campagna, boschi, marine.
La solitudine della prigionia e le ore interminabili che non passavano mai, lo convinsero a dedicarsi alla introspezione soggettiva, e a guardare ai luoghi dove sono le radici della sua terra siciliana, e a convincere anche un “ pezzo da novanta “ come Luciano Liggio, a fare la stessa cosa, anche se il capomafia di Corleone, non dipinse mai nulla, limitandosi a mettere solamente la firma ai quadri fatti da lui.
Le opere di Mutolo, ex trafficante di droga e, da oltre 15 anni, collaboratore di giustizia e pittore, sono state esposte per la prima volta ad Aprile di quest’anno, in una galleria d’arte di Roma.
Sono Paesaggi della Sicilia, dai colori tenui, dalle forme semplici e quasi elementari, dove gli alberi proiettano le loro ombre sul terreno cosparso di foglie; barche in navigazione, rustici di campagna con alberi di fichi d’india.
La pittura mi ha cambiato la vita, dice - ma anche l’incontro con i giudici Falcone e Borsellino, che erano magistrati per avevano amore per la giustizia, che amavano la loro terra che volevano liberare dalle catene della mafia mi hanno convinto a collaborare con la giustizia.
Gaspare Mutolo, vive da anni al nord Italia, in una casetta dove si è anche ricavato un piccolo laboratorio per dipingere in pace, lontano da tutti, ma non dalle radici della sua terra natia, dove potentissimo, nei primi anni ottanta, possedeva palazzi e terreni, e girava in Ferrari, mentre il denaro scorreva a fiumi, e la pittura era una pratica sconosciuta.