
Crotone, profonda Calabria e profondo Sud.
Gli innocenti, le giovani vittime ignare di regolamenti di conti e di faide, hanno da oggi un nuovo martire: Domenico, che ha cessato di vivere dopo tre mesi di coma dopo essere stato colpito alla testa e al fegato dai colpi di un sicario che doveva compiere una strage.
Domenico, figlio unico di una coppia piegata dal dolore, era intelligente e profondo, come attestano i brillanti risultati scolastici che lo ripagavano con i dieci.
Amava lo sport e il calcio, e su un campo di periferia ha chiuso gli occhi.
Amara questa terra di Calabria, che non riesce a dare risposte e un volto e un nome dopo tre mesi, allo spietato killer, che non ha esitato a fare fuoco nel mucchio per colpire un giovane, promettente luogotenente di cosche locali, che per ironia della sorte, in quelle ore correva sullo stesso campo di Domenico, che si alternava con il padre per giocare più a lungo.
Sono molte le vittime colpite per errore in questa terra; da Nicholas Green, americano di sette anni, ucciso nel 1994 sulla Salerno-Reggio, i killer scambiarono l’auto per quella di un gioielliere, a Mariangela Ansalone, di nove anni, uccisa insieme al nonno ad Oppido Mamertina, a Gianfranco Madia, di quindici anni, ucciso nell’ottobre del 2000 mentre era in auto con il nonno bersaglio dei killer – per finire con Antonino Laganà di quattro anni, colpito nel 2008 durante una sparatoria a Melito Porto Salvo – è rimasto cinque mesi in ospedale.
Terra spietata e amara, che colpisce vittime innocenti in un crescendo di ordinario squallore.
Gli interessi in gioco, non permettono di fare sconti a nessuno per il controllo del territorio, per la supremazia nelle varie attività illecite, e fa nulla se a farne le spese, come si capisce dall’elenco di nomi riportato, molti, troppi sono gli incidenti di percorso.
La storia di Domenico Gabriele, mi ha colpito dentro, senza vederlo e senza conoscerlo, senza il sostegno di un viso su cui riflettere e appoggiare queste mie parole, ho voluto con tutto me stesso dargli atto di averlo conosciuto, di averlo ammirato per la sua passione e per il suo impegno a far bene, in una terra disagiata che produce anche tanta onestà e dignità.
Riportano i giornali le parole della madre << Ogni giorno sono stata in ospedale a stringergli la mano. Dicono che non poteva parlare e muoversi, ma lui reagiva. Mi dava la mano e vedevo scorrere le lacrime. Gliele potevo asciugare >>.
Un bambino dall’intelligenza profonda, che un anno fa, quando era in quarta elementare, aveva addirittura scritto e inviato una lettera al Presidente del Consiglio, per chiedere aiuto per la sua famiglia.
Diceva: << Tu dai i soldi alle famiglie numerose, e a noi che siamo disoccupati? Io per questo non ho un fratello o una sorella, perchè mio padre non se lo poteva permettere >>.
Domande senza risposta da questa avamposto di frontiera chiamato Crotone, terra di Calabria.