L’ultima raccolta di poesie di Luigi Fontanella, dal titolo Oblivion, edita per i tipi della Archinto, nella collana Quaderni di Poesia – La città ideale - diretta da Umberto Piersanti, è ancora una ulteriore conferma del suo talento impareggiabile, e anche nello stesso tempo, un allargamento d’orizzonte del suo sguardo interrogante.
Luigi Fontanella è nato in provincia di Salerno e risiede negli Stati Uniti d’America dove è ordinario di Lingua e Letteratura Italiana presso
Oblivion giunge dopo l’antologia L’azzurra memoria. Poesie 1970-2005 ( Moretti&Vitali Bergamo 2007 ) che raccoglieva poesie provenienti dalle principali raccolte già edite, mentre in questa ultima raccolta, le cui sezioni hanno i nomi di Fiori, Intermezzo, Sere, Oblivion, Disunita Ombra, sono inserite poesie inedite composte nel periodo 2000-2006, e qui trovano ora la definitiva sistemazione, dopo essere apparse, alcune di esse, su varie riviste letterarie.
Fiori apre con queste parole “ I fiori sono come le stelle: hanno la virtù di confondere i piani, perché ciò che non si vede è degno di massima fede o di totale esclusione “.
Sere con le parole di Dino Campana “ Un tocco di campana argentino e dolce di lontananza:
Oblivion, forse sta a indicare un ricordo o più ricordi dolorosi, feroci nel tempo che s’addensa, che ritrova nel ritmo del suo narrare l’antidoto al dolore, alla mancanza di chi ha lasciato tracce indelebili.
Fontanella è da sempre acutissimo nel riportare a galla la luce che circonda il tempo delle cose che ci accadono; ogni particolare risuona attraverso il suo dire del tempo che lo ha visto manifestarsi, con innumerevoli sfaccettature di luce; delle stagioni della vita, quindi tempo, durata, a quello esistenziale, che ha registrato l’accadere, ritorna con nuove valenze nel trascolorare delle stagioni.
La parola che narra è incalzante, fuoriescono lampi di luci scheggiate, sensi riposti, chiaroscuri notturnali, che non lasciano tempi vuoti, mentre l’attesa scivola sulla pagina comprendendo tutto il respiro dell’ascolto.
L’autore passa in rassegna molti momenti decisivi che hanno fatto breccia nel suo immaginario, come in La sciarpa rossa, dove ricostruisce momenti di vita di un gruppo di amici che si scioglie; e sembra di riviverlo anche noi quel clima di vento, di frantumate certezze, di colori dispersi nel collante degli affetti che il tempo scolora, ma non porta via per sempre.
Intensa anche Un altro San Silvestro, che l’autore dedica in memoria a Giovanna Sicari e Fabio Doplicher, poeti e amici carissimi scomparsi, e il ricordo diventa anche richiesta di ristoro laddove dice “ Dovrà pur esserci, amici, quell’aria tenue che consola, quella che fa riconoscere i consanguinei e che grida vita, e vita riporta insieme a quell’aria di festa “.
Colloquio a distanza di affetti quello del poeta con i suoi amici rapiti dalla vita, “ Voleranno corone senza orizzonte, diverrete richiami assoluti “.
Acutamente Giovanni Raboni aveva notato nella poesia di Fontanella “ Un andamento compreso tra la narratività colloquiale, quasi in prosa, e momenti in cui c’è una tensione lirica molto forte. Si va da estremi di forte tonalismo a estremi quasi atonali, e questo mi piace molto; è un atteggiamento che coglie molto bene lo spirito con cui oggi si può lavorare sulla poesia “.
Poesia che non lascia nulla di intentato, ma che valuta indizi, raccoglie, interroga, conserva gelosamente e infine invoca nel suo frasario, “ Amici, stasera il cuore non può fare scherzi e si ballerà si canterà fino a tarda notte “.
Perché la memoria duri nonostante l’abisso che la divora, e le parole del poeta si colorino ancora delle luci che gli sono care, e ci sono care.