
Del sogno infranto di Kassim, cittadino Burkanabè, a Casal di Principe per lavoro come tanti suoi connazionali, negli sterminati campi coltivati a pomodori, rimane la montain bike rossa che qualcuno ha raccolto dalla strada e appoggiata al guarda raile.
Kassim che aveva in tasca un regolare permesso di soggiorno, non raccoglierà più pomodori e non sarà più reclutato dai caporali che si assicurano la manodopera a basso prezzo; un giovane della sua stessa età, ventenne, alla guida di un camion con rimorchio, l’ha investito uccidendolo sul colpo e l’ha lasciato lì senza prestargli soccorso, e dopo la fuga ha denunciato il furto dell’automezzo per depistare le indagini.
E’ stato scoperto e arrestato.
Kassim, che nel suo lontano paese si era sposato, attendeva il miglioramento delle sue condizioni economiche per far arrivare in Italia la moglie; voleva un figlio, e avrebbe voluto che nascesse in Italia, nella piana di Casal di Principe, dove tra tanti connazionali coltivava il desiderio di essere padre.
Tra umiliazioni indicibili e fatiche sovrumane ricompensate con paghe da sfruttamento, Kassim non aveva rinunciato all’idea di creare una sua famiglia, il desiderio di integrazione sorretto dai buoni principi morali che abitavano il lui, lo facevano sperare in una vita migliore e possibile.
Troppe morti sulle strade, commesse per superficialità e imperizia nella guida allarmano quotidianamente il nostro vivere, scandito dal ritmo incessante di fughe precipitose a nascondersi, a non prestare soccorso, e specialmente quando si tratta di extracomunitari la fuga è ancora più veloce e sfacciata, alla faccia di regole e di valori morali, che sembrano essersi eclissati.
Nei confronti di chi è svantaggiato, sembra che tutto diventi più aspro e crudele, lecito e permesso.
Nell’area di Casal di Principe, terra famigerata di vessazioni e camorra, la comunità del Burkina Faso è tra le più consistenti, circa cinquecento addetti lavorano prevalentemente nelle attività agricole, e sono ben integrati, ma questo non è servito a Kassim a salvargli la vita.
Amare le parole del padre di Kassim, Doogo Zanre, che ne parla mentre riceve le condoglianze della comunità Burkinabè a San Cipriano di Aversa, presso il centro pastorale Santa Croce, e dopo aver saputo che l’investitore è stato arrestato e che ha la stessa età – “ Non capisco perché non si sia fermato, dice – non si fanno queste cose. Forse poteva salvarlo. Mio figlio non meritava di morire così. Era un bravissimo ragazzo. “