
Il campo di sterminio di Auschwitz, tappa
definitiva per la “ Soluzione Finale “ voluta e perseguita dai nazisti fino
alla fine, ha bisogno di cure urgenti; cadono le pareti imbrattate di sangue,
risuonano di sinistri lamenti, e pur tuttavia, è necessario non cancellare la
memoria, non lasciare che il tempo seppellisca il ricordo.
“ Sarebbe un
gravissimo danno per l’umanità tutta se Auschwitz fosse lasciata in abbandono.
E se servono soldi, è giusto che se ne occupi l’Europa “
Così dice, lo
scrittore triestino di lingua slovena Boris Pahor, catturato dai nazisti nel ’
44 e internato nel lager di Natzweiler-Struhof, sui Vosgi.
Novantasei anni,
una passione civile forte e cristallina – con la battaglia per il
riconoscimento dell’onore e della specificità dei deportati politici e delle
persecuzioni fasciste in Slovenia – Pahor è autore di uno dei capolavori sui
campi di concentramento, Necropoli ( Fazi editore )
Si apre quindi un nuovo
capitolo per il problema della memoria, che secondo lo scrittore sloveno, non
può essere ignorato, ma affrontato subito, perché la sciatteria e l’incuria
offendono.
E, soprattutto, perché ai giovani, dice, “ Bisogna insegnare a
rispettare il corpo degli altri.
Ho visto troppi corpi distrutti, il XX secolo
è stato il secolo della distruzione del corpo".