
La Fondazione Morra di Napoli, ha dato inizio a un ciclo di convegni di alto
profilo intellettuale e filosofico dal titolo “ L’estasi dell’immanenza “ – il
primo, Venerdì 30 Gennaio, presso la sede del Museo per le Arti Contemporanee “
Hermann Nitsch “ , inaugurato da pochi mesi.
Il ciclo di conferenze ha preso
lo spunto dall’opera di Richard Wagner e Hermann Nitsch, la “ Orgien Mysterien
Theater “ a cui hanno partecipato, Lorenzo Mango, Aniello Montano e Romano
Gasparotti, il filosofo del quale è ancora vivo il ricordo della presentazione,
sempre alla Fondazione Morra, del suo saggio, “ Figurazioni del possibile “
edito da Cronopio, nel quale lo studioso approfondiva la relazione esistente
tra arte e filosofia, e tra il gesto dell’artista e la materia – anzi i vari
materiali di cui si serve.
Il dibattito moderato da Andrea Cardillo,
responsabile del settore per la Fondazione, non poteva che vertere sul
particolare materiale adoperato dall’artista austriaco; il sangue.
Il teatro di
Nitsch ha le radici piantate nel concetto di Gesamtkunstwerk, l’opera d’arte
totale, che coinvolge la vita stessa ed agisce nella continua sinestesia di
musica, poesia, pittura e teatro.
Il Teatro delle Orge e dei Misteri,
sollecita i cinque sensi dello spettatore, coinvolto in una esperienza
collettiva, e funge quindi da miccia esplosiva, riportando lo spettatore al
centro di miti e simbologie, di cui si è perso la traccia, restaurando una
religione sincretica di orge, sangue, escursioni nel sacro e nell’esecrando,
attraverso performances, che egli definisce “ abreazioni “ ( l’abreazione per
la psicoanalisi junghiana è la manifestazione di comportamenti istintivi a
lungo repressi e inconsci ) nelle quali si mischiano elementi della simbologia
religiosa e teatrale.
Molto intenso il rapporto dell’artista con la città di
Napoli, come riferisce in questo stralcio dell’intervista concessa a Antonella
Barina di Repubblica, nel mese di Agosto dell’anno scorso, poco prima dell’
inaugurazione del Museo napoletano che porta il suo nome.
“ A Napoli io
felice, laggiù la gente è meno ipocrita. E ha un rapporto intenso con odori,
sapori, rumori, colori. Anche la mia arte è polisensoriale: il sangue e le
viscere degli animali hanno un profumo, un gusto, una policromia. Il mio lavoro
suscita fascino o repulsione? E’ perché rappresenta la realtà. La violenza non
l’ho inventata io, è ovunque, oggi più che mai. E’ dentro di noi: meglio
espurgarla attraverso l’arte che facendo la guerra “.
Questo il succo
concentrato del pensiero di Nitsch