
I malati di mente, i “ folli “ come una certa vulgata definiva gli affetti da patologie psichiatriche, hanno perso il loro paladino; è morto improvvisamente Sergio Piro, lo psichiatra napoletano che aveva applicato le teorie di Franco Basaglia, il pioniere della concezione del malato come persona.
Sergio Piro aveva portato nell’esercizio della sua professione, tutta la sensibilità e l’acume che gli consentivano di vedere oltre le barriere che si instauravano tra il paziente e il medico, facendo innanzitutto del suo apporto un modo per vedere l’essere umano, l’uomo, non il reietto afflitto dal male che da secoli si tende a confinare in uno spazio altro da noi.
La sua direzione all’Ospedale Psichiatrico Materdomini di Nocera Superiore negli anni sessanta, aveva segnato quegli anni per l’abbattimento delle barriere che tenevano i degenti in condizione di enorme emarginazione, e li aveva lasciati fluire nel tessuto urbano e sociale della città, dando vita alla “ comunità terapeutica “ la seconda dopo quella di Basaglia a Gorizia, provocando non poche proteste, che avrebbero trovato nel suo licenziamento, il momento culminante.
Profondo conoscitore dei linguaggi della psiche, che scandagliava con perizia e ostinazione, per tradurne le linee esistenziali alla base dei disturbi, era sempre impegnato in favore dei più deboli, e non aveva mai cessato di impegnarsi per far valere i diretti dei diseredati, in nome della giustizia sociale.
Membro della segreteria nazionale di Psichiatria democratica dal 76 all’81, diresse la terza unità del “ Leonardo Bianchi “ dal 74 al 75 e, successivamente, lo psichiatrico Frullone.
Piro è stato anche direttore del centro ricerche sulla psichiatria dall’80 e docente di psichiatria dall’83 al ‘ 91.
Sergio Piro negli anni si è misurato con i campi più diversi del sapere, a partire dal suo libro “ Il linguaggio dello schizofrenico “ e particolarmente diffuso tra i contestatori è stato il suo testo “ Le tecniche della liberazione “, del 72, in cui ha cercato di coniugare salute mentale e materialismo storico-dialettico, opponendosi a ogni dogmatismo lineare, monolitico.
Con lui, nato a Palma Campania nel ‘ 27, non solo scompare lo scienziato che, per primo negli anni Sessanta, trasferì al sud le rivoluzionarie teorie di Franco Basaglia per una psichiatria diversa, non più ispirata a quel domicilio coatto che si chiamava tristemente “ manicomio “ ma il difensore degli emarginati, dei diseredati, che da sempre aveva posto in cima ai suoi interessi e alla sua pratica professionale e sociale di operatore delle malattie mentali.