
Selim è il beduino capo di un clan che staziona
sulle alture del Sinai, artefice dei tunnel sotterranei che passano sotto la
Striscia, al confine con l’Egitto.
Attraverso queste opere di ingegno di
scavatori abituati alle fatiche, giungono i rifornimenti agli assediati;
viveri, medicinali, bestiame, ma anche munizioni e armi.
I lavori, assicura
Selim, avanzano al ritmo di 100 metri al mese, anzi avanzavano, prima dell’
offensiva aerea israeliana, che ne hanno distrutti molti.
Costruire tunnel è
anche redditizio economicamente, infatti Selim, se la passa bene, è diventato
ricco.
Non si spaventa davanti a nulla, e se sarà necessario dice “ scaveremo
tunnel più profondi “ che le bombe non faranno crollare.
Ingegno in tempo di
guerra, e affari d’oro per molti; per i poliziotti egiziani, che in cambio di
compenso, chiudono gli occhi, lasciando passare le merci di contrabbando, che
aiutano la difficile sopravvivenza dei palestinesi.
Questi grandi buchi sotto
la Striscia, rappresentano l’unico contatto con il mondo fuori dalla mattanza
della guerra, l’unica via praticabile per rifornire gli assediati.
E costano
anche molto, parecchi dollari, per gli scavatori, e per quelli che ogni tanto
restano stecchiti sotto i crolli, ma soprattutto per Selim e il suo clan.