
Il futuro che ci attende, scandito dal nuovo anno alle porte, potrebbe non essere tanto nero come molti prevedono.
Secondo il sociologo e filosofo francese Edgar Morin, che nell’arrivo del nuovo anno dopo mesi di tempeste e di crisi globali, intravede una “ Metamorfosi di cui la nostra civiltà ha bisogno oggi più che mai “. Ci sono voluti quarant’anni per liberarci dal pensiero unico – oggi la crisi può finalmente aprire di nuovo le menti. Si torna alla complessità “.
Secondo l’insigne studioso, che a 87 anni, è impegnatissimo a scrivere articoli e libri, e ad immaginare il futuro, potrebbero aprirsi spazi impensati dalla catastrofica situazione economica mondiale, andando soprattutto in direzione dell’ecologia, prestando più attenzione al microcredito, al telelavoro, all’agricoltura biologica.
E cita l’esempio dell’elezione di Barack Obama a Presidente dell’America, avvenuta dal suo punto di vista, sotto l’effetto della crisi di fiducia che ha accompagnato l’Amministrazione Bush dopo il fallimento della guerra in Iraq.
Il maestro francese del pensiero contemporaneo, ha concesso una lunga intervista al Journal du Dimanche, in cui ha affrontato i tanti temi all’attenzione dell’opinione pubblica, tra cui quello riguardante l’amore e l’etica; “ Per troppo tempo abbiamo creduto che lo sviluppo tecnologico ed economico sarebbe stato la locomotiva della democrazia e del benessere.
Oggi bisogna cambiare l’egemonia della quantità in favore della qualità e di beni immateriali come l’amore e la felicità “.
E’ necessario attrezzarsi a vedere tutti i problemi del contemporaneo come “ un tutto “ e non solo come singole emergenze.
Sembra dirci che dalle rovine di una civiltà si possono trovare nuove fonti di forze e di opportunità.
E quindi riscoprire anche lavori eticamente arricchiti, come la cura delle persone anziane, l’incremento della agricoltura biologica, mentre dal suo osservatorio sembra prossima anche la fine dell’ideologia materialista, che nel tempo, molto tempo, sarà sostituita dalla cultura dell’immaterialità.
E conclude la sua analisi, con una frase illuminante del poeta tedesco Friedrich Holderlin, che afferma “ Laddove cresce il pericolo, cresce anche la salvezza “.