Si intitola Matissomania, la mostra di Ernesto Terlizzi alla libreria Einaudi di
Nocera Inferiore(Sa),
dove l’estroso artista salernitano, declina attraverso
piccoli gioielli di colore e materia, il suo variegato repertorio di segni
grafici, di collage, abilmente adoperati e messi in opera, per dar corpo all’
immagine.
Medaglioni di luce e colore; colore ottenuto talvolta aggiungendo sul foglio pezzi di carta colorata, di lacerti e brandelli di
altre immagini, a confermare così, l’itinerario visivo di passaggi cromatici e
di segni, rocambolesco, nel tessuto della pittura del Novecento.
Da sempre abilissimo a comporre composizioni in cui il segno nervoso e scattante,
intercetta il colore di derivazione informale, Terlizzi raggiunge, in questi
pezzi di formato 21x30, una sintesi intensa ed emozionante, come lo scatenarsi
della passione nell’uomo, improvvisa, e agìta da forze incontenibili,
straripanti.
L’esecuzione è sicura, certa di imbrigliare lo sguardo dell’
osservatore, attraverso felici composizioni cromatiche dal bel retroterra
novecentesco.
Matissomania dunque, nel ricordo perenne del grande Matisse,
maestro del colore e del segno, il quale affermava “ I colori hanno una propria
bellezza che bisogna conservare, come nella musica si aspira a conservare il
suono. E’ una questione di organizzazione, del tipo di costruzione che mantiene
la bellezza e la freschezza dei colori “.
Lungo questi scorrimenti Terlizzi seleziona i suoi “ fermo-immagine “ cromatici, che non ti stancheresti di guardare, e riguardare, mentre ti suggeriscono dal loro cuore segreto, altre
emozioni, sguardi pulsanti e toccanti sfiorano la materia della visione,
ottenuta accostando con abilità e perizia, lacerti di carte, per adoperarne il
colore che recano – la pittura attraverso altra pittura, il colore attraverso
altri colori impressi sulla carta.
Collage e dècollage, si ritrovano nell’atto
fenomenico di togliere, anzi strappare, lungo la strada maestra di un Rotella,
che lacerava con impeto e foga, e poi abilmente costruiva il suo caleidoscopio
di storie e di immagini indelebili, quando infine nell’atto di aggiungere,
disponeva che una altra storia si rendesse possibile.
E’ lieve in queste composizioni la mano dell’artista salernitano, porge felice allo sguardo una
ritrovata primavera della vita, che il colore con le sue palpitanti vibrazioni,
sostiene, mentre si estenua nel suo sogno, in linea con quanto desiderava
Matisse, il quale segnalava “ Il mio obiettivo è un’arte equilibrata e pura, un’
arte che non inquieti né turbi.
Desidero che l’uomo stanco, oberato e sfinito
ritrovi davanti ai miei quadri la pace e la tranquillità”.
dove l’estroso artista salernitano, declina attraverso
piccoli gioielli di colore e materia, il suo variegato repertorio di segni
grafici, di collage, abilmente adoperati e messi in opera, per dar corpo all’
immagine.

altre immagini, a confermare così, l’itinerario visivo di passaggi cromatici e
di segni, rocambolesco, nel tessuto della pittura del Novecento.
Da sempre abilissimo a comporre composizioni in cui il segno nervoso e scattante,
intercetta il colore di derivazione informale, Terlizzi raggiunge, in questi
pezzi di formato 21x30, una sintesi intensa ed emozionante, come lo scatenarsi
della passione nell’uomo, improvvisa, e agìta da forze incontenibili,
straripanti.
L’esecuzione è sicura, certa di imbrigliare lo sguardo dell’
osservatore, attraverso felici composizioni cromatiche dal bel retroterra
novecentesco.
Matissomania dunque, nel ricordo perenne del grande Matisse,
maestro del colore e del segno, il quale affermava “ I colori hanno una propria
bellezza che bisogna conservare, come nella musica si aspira a conservare il
suono. E’ una questione di organizzazione, del tipo di costruzione che mantiene
la bellezza e la freschezza dei colori “.

emozioni, sguardi pulsanti e toccanti sfiorano la materia della visione,
ottenuta accostando con abilità e perizia, lacerti di carte, per adoperarne il
colore che recano – la pittura attraverso altra pittura, il colore attraverso
altri colori impressi sulla carta.
Collage e dècollage, si ritrovano nell’atto
fenomenico di togliere, anzi strappare, lungo la strada maestra di un Rotella,
che lacerava con impeto e foga, e poi abilmente costruiva il suo caleidoscopio
di storie e di immagini indelebili, quando infine nell’atto di aggiungere,
disponeva che una altra storia si rendesse possibile.

ritrovata primavera della vita, che il colore con le sue palpitanti vibrazioni,
sostiene, mentre si estenua nel suo sogno, in linea con quanto desiderava
Matisse, il quale segnalava “ Il mio obiettivo è un’arte equilibrata e pura, un’
arte che non inquieti né turbi.
Desidero che l’uomo stanco, oberato e sfinito
ritrovi davanti ai miei quadri la pace e la tranquillità”.