
Non ha trascorso il Natale con la sua famiglia, come avrebbe voluto, Francesco Lamboglia, operaio lucano che lavorava in Toscana, e che sulla via del ritorno, diretto a Lauria, il suo paese, dove lo attendevano la moglie e i figli, ha trovato invece a Napoli, a ridosso della stazione centrale, ad attenderlo, la lama di un disperato, forse, di un maghrebino.
La violenza non ha colore, o forse, ha tutti i colori della terra.
L’operaio lucano lavorava duramente in una regione, la Toscana, dove c’è occupazione e sviluppo, e per questo aveva dovuto abbandonare il suo paese e la sua famiglia, dove tornava quando poteva.
Ma Natale è la festa per eccellenza, del calore famigliare, dei parenti, del ritrovare le proprie radici, i suoni e i colori della propria terra.
Un richiamo troppo forte per non rispondere.
E’ per incontrare suoni e colori della sua terra, la terra di Rocco Scotellaro, poeta e sindaco di Tricarico, e difensore della sua terra e dei contadini, che Lamboglia era giunto a Napoli, dopo un lungo viaggio, per poi ripartire verso la Lucania.
Sulla sua strada ha incontrato la disperazione di chi vive ai margini della società, in quella area buia e degradata che circonda la stazione ferroviaria, e non c’è stato scampo.
Se confermata l’ipotesi dei maghrebini, come farebbero pensare le modalità e l’efferatezza dell’assassinio, allora Lamboglia avrebbe incontrato sulla sua strada, per ironia della sorte, altri migranti da terre dove non c’è scampo e non c’è futuro di sopravvivenza, che approdati nelle grandi città italiane oppure europee, non sempre lavorano, venendo risucchiati nel gorgo della violenza metropolitana.
A terra, sono rimasti il borsone con i pochi indumenti necessari, e un panettone da consumare con i suoi, nella cena della vigilia di Natale.