
Il simbolo di Natale per eccellenza, oltre al famosissimo albero ( pino ) e all’uomo barbuto ( Babbo Natale ) è sicuramente la renna, il bellissimo animale dell’estremo e freddo Nord, il cui nome significa “ Colei che dà la vita “.
E per nessun animale esiste definizione più vera.
La renna dà tutto.
Pelliccia, carne, latte in pieno inverno, materiale edilizio ( ossa e corna ) anche dove gli alberi non crescono.
E’ una bestia incontaminata, la quintessenza della purezza terapeutica.
Non ha bisogno di vaccini perché il freddo a quelle latitudini, uccide i germi più tenaci e le pestilenze non arrivano.
Ma anche per le renne sono tempi duri.
Nella penisola di Kola, frontiera estrema della Scandinavia russa, si nascondono i pastori del Grande Nord.
Gli ultimi custodi del simbolo del Natale.
E’ una terra estrema, e il clima è rigidissimo.
Ma non è il freddo ad impensierire i pastori e le nobili renne, ma gli uomini; arrivano in comitive con motoslitte, armati di fucili al laser e sterminano interi branchi, solo per il gusto di uccidere e per far trofeo delle corna.
Dalla Russia, sono in libera uscita individui di ogni specie, pronti a far mattanza, ad ubriacarsi e sfasciare anche le izbe.
I pastori che allevano questi animali sono in grande allarme; aprono strade nuove che minacciano l’ecosistema di questi animali, inquinano i presunti cacciatori, seminano panico e morte.
Da quando in Russia tutto è in vendita, boschi, fiumi, diritti di pesca, le renne sono sotto attacco.
Proprio loro, il simbolo della natività, segnano l’estremo limite del massacro delle risorse.
Arrivano bracconieri, turisti, nuovi ricchi, automobilisti e fanno di tutto, e non interessa a nessuna autorità fermare questo degrado.
E le renne muoiono, dimenticate, mentre Mosca, Pietroburgo, Oslo e Stoccolma, risuonano di carillon.
E’ Natale, ma nessuno pensa alle renne e ai pastori che le allevano, le difendono, e vivono con loro in questo ecosistema.
Per loro nessun Babbo Natale in soccorso con una slitta celeste.