
L’industria automobilistica scivola verso una crisi irreversibile, e subito si sono precipitati a Washington i manager delle auto, per implorare un aiuto immediato.
Ma Obama ancora non è in carica, bisogna ancora attendere, sperando di farla in tempo.
Tra poco saranno ufficiali i dati di bilancio così catastrofici da Detroit, che la bancarotta di General Motors e Ford, i due colossi dell’auto, è un rischio reale.
Gli iscritti alle liste di disoccupazione sono aumentati di 122.000 unità in un mese, raggiungendo 3,84 milioni cioè il massimo storico da un quarto di secolo.
I consumi scendono vertiginosamente, le famiglie americane tagliano il 3% di spesa in un solo mese.
La festa della vittoria per Obama è già lontana, ora il confronto con la crisi è brutale.
Lo stato di crisi dell’economia lo ha spinto a vincere sul rivale, ora l’economia può diventare la spada sulla sua testa.
Il neopresidente entra alla Casa Bianca a fine Gennaio, ma sarebbe pura follia attendere fino a quella data per mettere in campo strategie adeguate.
Bisogna far presto, perché per molti americani stremati dalla crisi e dalla riduzione dei redditi, attendono ricette da Obama, ma dimenticano che il presidente è ancora Bush.
C’è da chiedersi, quando potrà il nuovo presidente attuare il suo programma, Blue Print, e rendere effettivi il milione di posti promessi?
Altra urgenza è il fronte sanitario, sono ancora diversi milioni di americani quelli esclusi dall’assistenza sanitaria pubblica, e occorrerà impegnarsi per estendere la tutela, ai meno abbienti e soprattutto ai banbini.
Sono molti i fronti aperti, mentre si forma in tutta fretta, la squadra del presidente, sperando di non inciampare in errori sempre in agguato in queste situazioni di emergenza.
I prossimi giorni ci diranno in che direzione inizierà a muoversi la nuova amministrazione.