
In una delle case di campagna del boss mafioso Totò Riina, arrestato nel 1993, con vista mozzafiato sulla vallata di Gorgo del Drago, i giovani della cooperativa intitolata a Pio La Torre, il Presidente dell’Assemblea Regionale Siciliana, eliminato su decisione del boss mafioso in carcere, hanno ottenuto dallo Stato, di far sorgere un agriturismo, dove si potrà mangiare e dormire guardando il paesaggio senza paura.Prima il Liceo nella villa del capo di Cosa Nostra, il laboratorio di legalità in un immobile di Provenzano, il negozio di prodotti di Libera, e la sede di Addiopizzo negli appartamenti dei costruttori mafiosi, ora nelle terre di Riina, i giovani produrranno vini e legumi, e impareranno l’arte dell’ospitalità.
Dice Don Ciotti “ Abbiamo mandato via Totò Riina a pedate da questa terra “, ma il suo pensiero corre subito a una trentina di chilometri più in là, a San Giuseppe Jato, dove un altro bene di mafiosi, è da ieri forse il simbolo più alto della lotta alla mafia: il “ Giardino della Memoria “ realizzato nella masseria in cui i carnefici della cosca di Giovanni Brusca, tra gli esecutori della strage di Capaci, dove persero la vita il giudice Giovanni Falcone e la moglie Francesca Morvillo, e tutti gli uomini della scorta, sequestrarono e uccisero il tredicenne Giuseppe Di Matteo, colpevole di essere il figlio del pentito Santino Di Matteo.
Non restarono tracce per quell’atroce omicidio, il corpo venne sciolto nell’acido.
Segnali importanti da parte dello Stato, che intende rendere operative le leggi in materia di sequestri di beni, che sono numerosi, ma molti ancora non presi in carico materialmente e avviati a nuove destinazioni d’uso.
La strada è lunga ma è quella giusta.