
Per la prima volta il cantautore sarà sul palco anche nella veste di attore, “ Recito me stesso “ dice.
Uno spettacolo con inedite modalità espressive, per assistere al ritorno in scena di Gragnaniello, dopo i successi degli anni scorsi frutto di importanti collaborazioni con Mia Martini, Roberto Murolo, Ornella Vanoni, Dulce Pontes ( per cui ha scritto “ O mare e tu “ ).
Nell’intervista rilasciata a Nino Marchesano di RepubblicaNapoli, Gragnaniello chiarisce il suo pensiero sulla città, e sulla dimensione che si è scelto, decidendo di restare a vivere sui Quartieri, una sorta di suo osservatorio personale per guardare la città.
Si comincia dai Quartieri Spagnoli….
“ Sì, nello spettacolo Colella mi ripete sempre: “ perché non te ne vai dai Quartieri ? “ . Gli intimo di togliersi questa idea dalla testa. Anzi, gli dico, se proprio vuoi fare lo spettacolo, le prove le facciamo a casa mia, sui Quartieri Spagnoli. Parleremo della paura, della violenza nelle strade, delle morti sul lavoro, del sovraffollamento delle carceri. E della terribile storia dell’artista Pippa Bacca, partita per Gerusalemme in autostop vestita da sposa per portare il suo messaggio di pace, e finita violentata e uccisa da un camionista turco.
A lei dedicherò la canzone “ Donne “ . Così come per la strage di Castelvolturno, canterò “ a città delle razze “.
Nei suoi concerti c’è sempre spazio per i classici napoletani…
“ Li canterò sempre, la gente deve capire che non si scherza la poesia, con l’arte.
Una canzone come “ Scetate “ ha una sua sacralità anche vocale che va rispettata.
Una delle cose che assolutamente non sopporto sono le voci artefatte, gutturali che si sentono in radio, per la strada. Ma queste voci non hanno nulla a che fare con la canzone napoletana. Sono voci incattivite “.
L’erba cattiva davvero non muore mai?
“ E’ difficile da estirpare, la città è in pieno caos, la gente deve evolversi. Ma la vera erba cattiva è la poesia, l’unica che non muore mai e che può cambiare le coscienze “.