
L’autore di Gomorra, che ha venduto un milione e duecentomila copie, sta sperimentando in presa diretta, le conseguenze di aver svelato retroscena del crimine organizzato che mai prima di lui avevano trovato una così dettagliata e documentata descrizione.
“ Ho solo 28 anni, voglio una casa, voglio innamorarmi, bere una birra in pubblico, andare in libreria e scegliermi un libro “ dice Saviano, che reclama cose normali, cose di tutti i giorni che lui non può sognare di fare, dal momento che ormai da mesi vive una vita da recluso, tra spostamenti improvvisi e l’impossibilità vera e propria di coltivare una amicizia, avere una relazione, fare vita sociale.
Il potere di questo libro, che ha denunciato e reso comprensibile a tutti in maniera chiara, cos’è una organizzazione criminale, i suoi interessi, i suoi traffici, i suoi investimenti, i suoi uomini operativi sul territorio che controllano, ma anche i colletti bianchi, quelli che si mimetizzano abilmente dietro facciate e professioni rispettabili, è stato devastante, e come una fiamma di ritorno, pericolosa e temuta, ha finito per colpirlo in pieno.
I lettori, un milione e duecentomila, secondo le ultime stime, hanno dimostrato un potere enorme leggendo e assimilando i contenuti di questo coraggioso libro-denuncia, che ha alzato il sipario e fatto luce, su molte cose che già si sapevano, ma che mai erano state raccontate in maniera sistematica come è accaduto in Gomorra.
Forse il giovane scrittore qualcosa aveva messo in conto, specialmente dopo essere salito sul palco di Casal di Principe, il paese roccaforte, dove aveva detto senza paura quello che aveva scritto nel suo libro ai tanti o ai pochi, che lo avevano sbirciato e ascoltato.
Ma forse lui stesso non pensava che potesse finire in questo modo, chiuso in una vita avara di relazioni, in una terra dove i martiri piacciono poco, e dove chi denuncia perde consenso, diventa antipatico, e non trova una casa da affittare, perché i vicini fanno capire a chiare lettere, che è meglio andare da una altra parte.
Ma la battaglia di Roberto Saviano non è stata messa in campo per se stesso, ma per tutti, per la collettività, per le popolazioni di queste terre campane martoriate e oppresse, sopraffatte dalla spazzatura, specialmente quella dei “ rifiuti speciali “ – scorie pericolose e inquinanti che hanno insozzato e colpito a morte le fertili campagne del casertano, che davano frutti meravigliosi, soprattutto mele annurche e pesche, e che oggi non danno più frutti, ma terribili malattie, conseguenze di anni di interramenti sconsiderati e spregiudicati.
Davanti a tutto questo e per amore della sua terra, Saviano non è stato capace di stare zitto, oppure di addolcire la sua narrazione, troppo forte il dolore e la ripugnanza per quanto aveva visto e scoperto, e così fiume in piena, ha alzato il sipario sulle notti nere della Campania.
Resisti Roberto, la resistenza è l’arma intransigente della vittoria.