
da poco in libreria, dove ha tracciato la storia di questo plantigrado, e in particolare l’Ursus aretos, l’orso bruno, e di come è stato visto dall’uomo nel corso dei secoli.
La Chiesa lo mise al bando demonizzandolo, scomparve sui monti, ma rimase così impresso nell’immaginario da tornare alla ribalta agli inizi del ‘900, come compagno di giochi dei bambini.
E da qui alla creazione di Yoghi e Winnie the Pooh, eroi dei cartoni animati, il passo è breve.
Il legame uomo-orso, è antico, e dura da trentamila anni afferma Pastoureau.
Ai tempi di Neandrthal, l’ominide contendeva antri e prede a bestie ben più imponenti degli orsi bruni: i micidiali orsi delle caverne, estinti migliaia di anni fa, alti tre metri e mezzo per 700 chili
( il bruno è più basso di un metro e pesa 250 chili ) .
Gli uomini li temevano e quindi li adorarono, e con riti arcani tentarono di carpirne la forza; questi riti antichissimi, trasformarono l’orso nel primo re della foresta, simbolo archetipico di potenza, che dalla mitologia greca a quella dei popoli celtici, dominò a lungo le leggende nel mondo occidentale.
Per lungo tempo uccidere un plantigrado fu considerato una impresa da re, e i ritmi stessi dell’animale, dal letargo al risveglio, erano celebrati con feste a sfondo sessuale, in quanto era diffusa la convinzione, che l’orso si accoppiasse come gli uomini, non disdegnasse le donne e propiziasse il raccolto.
E questa fu la sua condanna a morte da parte della Chiesa, afferma lo studioso francese, secondo cui il legame in bilico tra umanità e bestialità, inconciliabile con i valori della Chiesa, spinse i chierici a dichiarare guerra all’orso.
Carlo Magno fu istigato a sterminarli, mentre Sant’Agostino li accostò ai vizi più diabolici, attribuendo loro cinque dei sette vizi capitali: superbia, gola, lussuria, ira, e accidia.
Infine l’orso fu detronizzato a favore dell’esotico leone, che divenne per tutti il re della foresta.
Ci volle molto tempo per sradicare il culto dell’orso, e nel 1300 la percezione cambiò davvero, quando nei racconti cortesi “ Roman de Renard “ l’orso appare goffo, buffonesco e patetico, animale da incatenare o al massimo da esibire al circo, e principi e regnanti non seppero più cosa farsene, dal momento che i loro zoo privati si popolano di orsi bianchi.
Divenne questo straordinario animale una maschera patetica e solo nel 1902, ottenne in un certo senso la sua rivincita, quando il presidente americano Roosevelt, durante una caccia, rifiutò di sparare sull’orsetto che gli avevano procurato per compiacerlo.
Negli anni novanta, per salvare quelli italiani si immisero esemplari sloveni, che riuscirono ad inserirsi nell’ambiente, ma da allora bisogna ancora lottare duramente contro luoghi comuni e antiche diffidenze, anche dei montanari, che vedono l’orso come un inutile fastidio.
E anche gli eventuali danni che l’orso provoca dove è in atto la ripopolazione, che lo Stato, in vari paesi europei risarcisce, non basta ancora a rendere migliore e accettabile la presenza di questo antichissimo animale, simile a noi nella postura, ma dal carattere imprevedibile che in alcuni momenti ha influenzato la nostra cultura.
Oggi gli orsi bruni rimasti sono circa 220 mila, e poche migliaia in Europa, e la battaglia è sempre più dura, per vincere antiche diffidenze e impedire che venga ucciso.
Da re detronizzato, a perseguitato attraverso i secoli .