
Si tratta di una esposizione di notevole importanza che riaccende le luci sull’antica città di Ercolano, e per raccontare le vicende della città, occorre risalire indietro nel tempo, quando la vita scorreva con tranquillità e piacevolezza.
Molte le fonti letterarie che aiutano in proposito: a partire dallo storico Sisenna, che riferisce di una città cinta di mura non imponenti, posta su un promontorio presso il mare e delimitata da due corsi d’acqua. Strabone descrive un litorale popolato di ville, in una delle quali, bellissima, Seneca dice venne relegata Agrippina, e anche che l’agricoltura era fiorente, e le colture del pero e della vite erano ben sviluppate, come apprendiamo dalle parole di G.M. Della Fina, autorevole collaboratore di Repubblica.
Per Ercolano si erano immaginato origini mitiche: sarebbe stata fondata da Ercole, di ritorno da un viaggio in Spagna, e molti popoli l’avrebbero abitata in rapida successione; gli Osci, i Tirreni, i Pelasgi, e i Sanniti, prima di entrare definitivamente nell’orbita di Roma.
Secondo la documentazione più accreditata degli archeologi, la città occupava una ventina di ettari di terreno; vi erano edifici religiosi e civili di un certo tenore, ed era popolata da circa 4000 persone.
Si alternavano caseggiati plurifamiliari e ville edificate in posizioni panoramiche, con affacci mozzafiato sul golfo, dal quale si potevano osservare le barche e le vele che si dirigevano verso Puteoli, il primo porto romano nel Mediterraneo.
Le fonti, dice Della Fina, “ Restituiscono l’immagine di un centro caratterizzato da un benessere all’apparenza solido, diverso da quello della vicina Pompei, più grande e caotica “.
Ercolano, continua lo studioso, “ Aveva anche una vita culturale vivace, come sembra confermare la biblioteca presente nella Villa dei Papiri, dove aveva soggiornato e insegnato il filosofo Filodemo di Gadara, un epigono della Scuola Epicurea “.
Sulla vita tranquilla di questo bellissimo luogo dell’antichità, si abbatte come una folgore la devastazione del vulcano, che distrusse tutto e portò a morte i suoi abitanti.
Ma non furono, come è stato accertato recentemente da nuovi studi, le colate fangose a determinare la fine dei suoi abitanti, ma una miscela di gas e frammenti di materiale lavico incandescente, alternate a colate piroclastiche.
Negli ultimi anni di scavo, è stata indagata a fondo l’area dell’antica spiaggia, e in particolare dodici ambienti posti di fronte al mare, che fungevano da magazzini per attrezzi, i cosiddetti Fornici.
E qui cercarono scampo invano circa trecento fuggiaschi, i cui calchi dei corpi sono stati individuati durante gli scavi, insieme agli oggetti più cari e preziosi che avevano cercato di portare in salvo in quelle ultime ore di vita, concitate di grida e di allarmi.