
Giovanissimo a Roma aveva intrapreso la via del teatro sperimentale, il periodo delle “ cantine romane “ dove praticava i linguaggi di rottura e di sperimentazione insieme a Carlo Quartucci.
Nel 1967 inizia il lungo sodalizio artistico e personale con Perla Peragallo, altra forte tempra, con cui si accosta alla sceneggiata con uno sguardo radicale alle cose che poteva far pensare alla spietatezza di Beckett,
ma anche Shakespeare, fino a un tu per tu con Carmelo Bene, per un Don Chisciotte a base di armature, strumenti e vetri rotti.
Ma le strade sono diverse, non parallele e si dividono subito.
Con Perla fonderà il Teatro di Marigliano, dal nome del paese dell’agro nolano, dove insieme stabiliranno la loro base operativa, reclutando attori occasionali conosciuti sul posto, per intraprendere il più spiazzante tentativo di contaminazione della ricerca con una ruvida sottocultura popolare, coinvolgendo gente del luogo, in una serie di titoli tra i quali “ O’ zappatore “ in cui il furore avanguardistico si fonde con la sceneggiata.
In quegli anni di forte impegno sociale e partecipativo, il territorio vesuviano lo vede presente nel ciclo delle manifestazioni del Giugno Popolare Vesuviano, con la sua forte grinta stordisce e provoca gli spettatori, per la prima volta davanti a rappresentazioni teatrali che spiazzano e sovvertono, chiamando in causa.
Nascono così operazioni di svolta dal titolo King lacreme napulitane, Sudd e Chianto ‘ e risate ‘ e chianto, fino a un XXXIII Paradiso, toccando anche Poe, e per vocazione di cuore anche lo sketch del “ vagon lit “ di Totò, passando successivamente ad incarnare Keaton, e Majakoskj, Petrolini e Viviani.
Una forte tempra di attore e di uomo di spettacolo, dalla figura imponente e carismatica, profondamente legato ai personaggi in cui si immergeva e che resuscitava da un silenzio d’oltretomba attraverso la sua voce.
Segue attentamente anche i linguaggi dei giovani e fa un censimento dei giovani gruppi, e dal 1983 dirige a Bologna la cooperativa Nuova Scena – crea il Teatro di Leo e con un laboratorio di attori suoi, e con il forte carisma personale che gli appartiene affronta Mac-beth, ma entra anche nel mondo di Eduardo De Filippo, con Ha da passà’ a nuttata.
Triste sorte quella toccata ad un attore di simile tempra ed energia, rimanere immobilizzato per sette lunghi anni, in una sorta di presenza svuotata di ogni effetto.
In lui conviveva la squilibrata armonia dell’insofferente ribelle e la statura di un vero autentico maestro.
Addio Leo, la tua memoria è incancellabile