
Le api oltre a produrre il buon miele sono essenziali per l’impollinazione, lo apprendiamo e lo ricordiamo dai banchi della scuola elementare, e il loro volo quando non giungono troppo vicine a noi che temiamo la loro puntura, significa che le operaie sono al lavoro, che hanno attinto il nettare dai fiori, che è il loro alimento preferito ( ai fiori non serve ) e sono pronte a fecondare gli alberi in fioritura.
Il loro lento declino è minaccioso per l’ecosistema e per la salute delle campagne; le api sono nostre ospiti preziose, ne dobbiamo avere cura.
Troppi pesticidi irrorati con disinvoltura dagli agricoltori, che sparano alla mosca con il cannone, troppi veleni nell’aria popolano ormai le campagne della nostra penisola, e ogni coltivazione va di pari passo con l’uso sproporzionato di veleni, per combattere l’erba che si insinua tra i filari della verdura e per sopprimere altri parassiti che forse potrebbero essere allontanati in altro modo.
Le api succhiano da alberi e fiori che sono stati trattati con vari pesticidi, e il loro equilibrio ne risente in maniera molto pesante; perdono l’orientamento, non riescono a tornare all’alveare, non producono più il miele, e stordite infine muoiono.
Accorata la denuncia di Petrini, presidente di Slow Food, che si occupa di difendere le colture tipiche delle regioni d’Italia; i formaggi più buoni e genuini, prodotti da capre particolari, da cui si ricava poco latte di alta qualità ( laticauda ) che non molti sono disposti ad allevare, a formaggi di fossa, e vitigni antichi da difendere e riproporre recuperandoli, e tanto altro ancora; insomma Petrini è l’alfiere della qualità e della civiltà contadina illuminata, e perciò il suo lamento e l’accorato appello lanciato soprattutto agli agricoltori di stare attenti, di diminuire le dosi, se così posso dire, di scartare quei prodotti altamente tossici contenenti principi attivi che si chiamano Acetamiprid, Imidacloprid, Fipronil, per aiutare le api a non sparire mi ha molto colpito.
Inoltre in Italia l’uso dei pesticidi è assolutamente legale, mentre in altre nazioni come Francia, Germania, Slovenia, sono stati vietati, sulla base del principio di precauzione che ogni governo dovrebbe avere come sua stella polare.
Ma anche i pipistrelli non se la passano bene, e pochi li amano, sono per loro natura delle creature della notte, che l’immaginazione popolare tende a presentare come creature abbiètte, parenti di Dracula che amava il sangue.
Questa la vulgata che accompagna questo utile uccello della notte, che arriva a nutrirsi di duemila zanzare per notte, provvedendo a impedire il diffondersi di epidemie di cui spesso sono agenti proprio le zanzare.
Anche i pipistrelli risentono dei veleni delle campagne, e spesso si rifugiano in città dove i veleni sono inferiori, ma le stesse zanzare o gli altri insetti sono sempre meno a causa degli insetticidi, e mangiandoli ne assumono il veleno, disorientandosi e ammalandosi.
Una sorta di catena infinita legata al collo di molte specie.
Dai giornali apprendo anche che in una piccola frazione di Valle dell’Angelo, un paese nelle montagne di Vallo della Lucania, di nome Pruno, dove vivono quattro o cinque nuclei famigliari che distano molti chilometri dal paese, e d’inverno restano praticamente isolati e tagliati fuori, e non è raro l’intervento dell’elicottero o di mezzi speciali per avanzare nella neve e consegnare viveri e foraggio per gli animali - sono minacciati dalla furia di lupi e cinghiali, che sfiorano le loro case, distruggono i raccolti e fanno razzia di bestiame.
Carnivoro il lupo e onnivoro il cinghiale gli abitanti di Pruno sono presi tra due fuochi, anche perché Valle dell’Angelo è parte integrante del Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano, e la caccia, l’antica pratica vecchia come il mondo è vietata, e si stanno studiando deroghe apposite per questi abitanti.
Sembra una notizia d’altri tempi, da anni cinquanta, quando in molti paesi di montagna, dall’Abruzzo alla Calabria, si aggiravano famelici i lupi, complici inverni rigidissimi e un clima molto diverso da quello degli ultimi decenni.
Allora la lotta era davvero per la propria incolumità, e per quella delle bestie, care quanto la propria vita.
Ma il lupo intanto è quasi ovunque sparito dalla circolazione, e le leggi negli ultimi anni per fortuna lo proteggono, tentando in ogni modo di scongiurarne l’estinzione.
Nel Parco Nazionale d’Abruzzo, c’è un centro a Popoli specializzato nella cura e nello studio e assistenza del lupo, gestito dalla Guardia Forestale, che rappresenta un fiore all’occhiello per tutto il territorio, dove l’antico predatore viene assistito e se ferito curato, e poi rimesso in libertà.
Non bisogna far estinguere la specie, in natura i lupi hanno un loro posto assegnato dalle leggi che regolano la vita degli animali, e hanno ispirato tanti racconti e libri che sin dall’infanzia abbiamo amato e anche film come Zanna Bianca sono rimasti nei ricordi di molti.
Per anni il lupo è stato identificato come nemico dell’uomo, forse lo è stato in altre condizioni anche climatiche e di difficoltà a procacciarsi il cibo e allora scendeva a valle verso gli abitati, ma da tanto non lo è più, e gli studi più recenti degli ultimi anni lo hanno messo bene in luce.